LIBERTA', UGUAGLIANZA, FRATELLANZA (A.F. MOMORO)

giovedì 29 luglio 2010

Afghanistan, 2 italiani morti e tanta amarezza

I soldati italiani sono da sempre il fiore all'occhiello nelle missioni di pace internazionali. Spesso però, in alcune circostanze, alcuni di loro muoino senza che ve ne sia una vera e propria ragione. E' giusto quindi continuare ad impegnare forze militari in queste nazioni pericolose? Questa domanda nasce spontanea e spesso non trova risposta. Morire per la pace è difficile da accettare e allo stesso tempo è triste. La stessa parola "Pace" è sinonimo di "non aggressione" e di "non violenza". Come si può quindi perire cercando di applicare tale parola ad un contesto territoriale?

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1 commenti:

gattonero ha detto...

E' già assurdo l'assioma: vado, o accetto di essere mandato, per uccidere. O per essere ucciso.
Tra l'altro, non per difendere la tua patria, la tua famiglia, i tuoi ideali.
Vai per difendere una democrazia che non c'è, un territorio che non c'è, ideali che non ti appartengono...
In nome di una libertà che non solo non c'è, ma neanche è voluta.
Le famiglie di poveri disgraziati che vengono massacrate da una e dall'altra parte chiedono solo di vivere; nella miseria più incredibile ai nostri occhi, ma chiedono di VIVERLA, quella miseria.
Non vorrebbero morire per quella miseria.
Credi fermamente che sia la strada giusta per arrivare... a cosa?
A scoprire connivenze, interessi, bastardaggini incredibili, e accorgerti di essere stato turlupinato, preso per fesso, per interessi ben diversi da quelli strombazzati come "libertà, pace, democrazia".
La gente, tutta la gente, muore intorno a queste bellissime parole: e qualcuno su un pallottoliere conta...
Tot morti, tot civili, tot militari, tot da fuoco nemico, tot da fuoco amico.
I conti tornano.
Avanti tutta.

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